mercoledì 5 giugno 2013

I perché della richiesta di moratoria contro l'amianto


 
Comunicato stampa
Milano, 5 giugno 2013
 
Oggetto: lo smaltimento non corretto dell’amianto può provocare morte. Ecco le ragioni della richiesta di moratoria delle discariche di amianto che abbiamo presentato al Consiglio della Regione Lombardia
 
Lunedì 27 maggio 2013 abbiamo depositato al protocollo della Consiglio della Regione Lombardia le seguenti richieste: moratoria immediata degli iter autorizzativi delle istanze di realizzazione di discariche di amianto; revisione delle autorizzazioni già concesse per discariche di amianto; costituzione di un gruppo di esperti super partes che certifichi le migliori tecnologie disponibili per lo smaltimento del rifiuto amianto, fermo restando l’obbligo di informazione nei confronti della popolazione interessata.
 
Abbiamo rivolto questa richiesta al Presidente del Consiglio regionale, all’ufficio di Presidenza e alle Commissioni Territorio, Ambiente e Sanità.
La nostra richiesta è stata già accolta nelle suddette commissioni ed assegnata alla commissione ambiente che la discuterà.
Ora abbiamo bisogno del sostegno di tutti i cittadini (alcuni comitati di Bergamo e Pavia l’hanno già fatto presentando insieme a noi la richiesta) per fare in modo che la commissione ambiente assuma al più presto tutte le suddette richieste (e noi auspichiamo che la discussione possa avvenire di concerto con le commissioni territorio e sanità).
Chiediamo quindi a tutti i cittadini  di aderire alla nostra iniziativa e di sostenerla nei modi che riterranno più opportuni.
Noi siamo disponibili a partecipare ad iniziative pubbliche per esporre i contenuti della richiesta e per parlare di smaltimento corretto dell’amianto.
Abbiamo già organizzato tre conferenze stampa a Cremona, Treviglio e Pavia.
 
Il nostro blog sarà il punto di riferimento per informarsi su questa iniziativa e per conoscerne i futuri sviluppi (consulta la paginahttp://cittadinicontroamianto.blogspot.it/2013/06/aderisci-anche-tu-alla-moratoria-delle.html)
 
Le adesioni vanno inviate a  nodiscaricadiamianto@yahoo.it con oggetto ADESIONE richiesta di moratoria. Va  indicato NOME, COGNOME e luogo di dimora.
 
Invitiamo i comitati e le associazioni ad assumere iniziative analoghe nel resto d’Italia e chiedere ai rispettivi consigli regionali della Regione in cui vivono, la moratoria per le discariche di amianto e la costituzione di un gruppo di esperti super partes che certifichi le migliori tecnologie disponibili per lo smaltimento del rifiuto amianto. A questo proposito abbiamo aperto una pagina facebook per pubblicizzare questa iniziativa e raccogliere adesionihttp://www.facebook.com/moratoriadiscaricheamianto
 
 
Cordiali saluti
Francesca Rodella
 
APPENDICE - Alcuni approfondimenti
 
PERCHE’ chiediamo la moratoria immediata degli iter autorizzativi delle istanze di realizzazione di discariche di amianto
 
Attualmente in Lombardia vi sono quattro procedimenti autorizzativi in corso per la realizzazione di discariche di amianto a Treviglio (BG), Sedrina (BG),Cava Manara (PV), Ferrera Erbognone (PV) ed un procedimento autorizzativo in corso per un progetto di gestione produttiva dell’Ateg39 con recupero delle aree mediante attivazione di impianto di discarica a Telgate (Bergamo).
 
L’attuale normativa nazionale prevede una differenziazione tra rifiuti speciali di amianto pericolosi e non pericolosi, contravvenendo alle indicazioni delladecisione 2000/532/CE aggiornata
 
La risoluzione del Parlamento europeo, approvata il 14 marzo 2013, sulle minacce per la salute sul luogo di lavoro legate all'amianto e le prospettive di eliminazione di tutto l'amianto esistente (per il testo integrale consultare il link http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P7-TA-2013-0093&language=IT&ring=A7-2013-0025al punto 33 recita: “ invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare i controlli necessari per imporre a tutte le parti interessate, in particolare ai soggetti coinvolti nel trattamento dei rifiuti di amianto nelle discariche, il rispetto di tutte le disposizioni in materia di salute di cui alla direttiva 2009/148/CE, e a garantire che qualsiasi rifiuto contenente amianto, indipendentemente dal contenuto di fibre, sia classificato come rifiuto pericoloso ai sensi della decisione 2000/532/CE aggiornata; sottolinea che tali rifiuti devono essere smaltiti esclusivamente in specifiche discariche per rifiuti pericolosi, in conformità della direttiva 1999/31/CE, o, previa autorizzazione, essere trattati in appositi impianti, testati e sicuri, di trattamento e inertizzazione, e che la popolazione interessata deve essere informata al riguardo”.
 
Tutti i suddetti progetti in corso di autorizzazione prevedono di smaltire rifiuti di amianto in discariche con caratteristiche per rifiuti non pericolosi, quindi sono fuori legge e vanno fermati.
 
PERCHE’ chiediamo la revisione delle discariche di amianto già autorizzate
 
Attualmente in Lombardia vi sono tre discariche di amianto già autorizzate, ma non funzionanti perché tutte e tre sotto sequestro penale, e precisamente:
- a Cappella Cantone (Cremona), sotto sequestro penale dal 30 novembre 2011 quando sono stati arrestati per corruzione e traffico illecito di rifiuti il titolare della discarica Pierluca Locatelli, il suo consulente Andrea Oldrati il coordinatore  dell’Arpa regionale Giuseppe Rotondaro e il vice presidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani
- a Brescia località San Polo, sotto sequestro penale dal 18 ottobre 2012 per ignorate misure  di sicurezza
- a Montichiari (Brescia), sotto sequestro penale dal 23 ottobre 2012 per attività di gestione di rifiuti in difformità alle prescrizioni autorizzative
 
Anche queste discariche sono state progettate con caratteristiche per rifiuti non pericolosi.  Occorre quindi che le autorizzazioni vengano riviste e revocate.
Cappella Cantone non c’è neanche il problema della bonifica perché la discarica non è stata ancora costruita, il proprietario non ha fatto in tempo visto che è finito in galera per corruzione subito dopo aver avuto l’autorizzazione. L’ex cava Retorto potrebbe essere quindi da subito destinata al recupero agricolo ambientale come prevede il piano rifiuti.
Brescia va immediatamente revocata l’autorizzazione perché le case sono a meno di 100 metri ed è una discarica illegale anche se si smaltissero rifiuti non pericolosi (come mai se ne è accorta la Procura di Brescia che ha chiesto ufficialmente all’assessore regionale all’ambiente Terzi di revocare immediatamente l’autorizzazione, mentre in tutti questi anni la Regione Lombardia, la Provincia ed il Comune di Brescia hanno fatto finta di niente?).
Montichiari è stato deferito all’autorità giudiziaria il responsabile tecnico della discarica e l’amministratore unico della stessa, Mauro Papa, per “Attività di gestione di rifiuti in difformità alle prescrizioni autorizzative (sul fondo della discarica vi erano sacchi lacerati in più punti contenenti lastre di eternit “trattate” con prodotti incapsulanti solo su un solo lato, e camion in arrivo alla discarica trasportavano lastre di eternit non imballate a norma di legge). Questa discarica era stata autorizzata nel 2010,  e poi è rimasta molto tempo sotto sequestro perché si smaltivano illecitamente rifiuti inerti prima di avere l’autorizzazione. Dopo la sua riapertura è stata posta ora di nuovo sotto sequestro. Ma chi è Mauro Papa?
Da intercettazioni telefoniche ed ambientali nel corso dell’indagine per la discarica di Cappella Cantone risulta che Nicoli Cristiani, accompagnato da Mauro Papa che è amministratore della Ecoeternit di Montichiari, si sia incontrato con Locatelli (proprietario dell’ex cava Retorto di Cappella Cantone) e il suo amico Bracci al ristorante Lorenzaccio di Brescia. Nicoli parla anche di Faustini (al gruppo Faustini appartengono la Profacta -intestataria della discarica di amianto di Brescia e Padana Green – che voleva realizzare un’altra discarica di amianto sempre a Brescia ma ha ritirato il progetto dopo gli arresti di Locatelli e Nicoli Cristiani). Quando Nicoli e Papa se ne vanno, Locatelli continua a parlare di Nicoli “lui non è più assessore eh...lì ha tutti sotto li ha fatti crescere tutti lui...” E Bracci risponde: “sì, ma questo … allora parte tra poco diciamo (riferito alla discarica di Papa)”.
 
Perché chiediamo la costituzione di un gruppo di esperti super partes che certifichi le migliori tecnologie disponibili per lo smaltimento dell’amianto, fermo restando l’obbligo di informazione nei confronti della popolazione interessata
 
Siamo consapevoli che il rifiuto amianto va eliminato rapidamente dall’ambiente perché è un pericoloso cancerogeno ed è il primo rifiuto tossico nocivo per quantità (32 milioni di tonnellate pari a 2,5 miliardi di metri quadri in tutta Italia. In Lombardia si stima la presenza di  2,8-3,5 milioni di metri cubi di amianto con ancora  2,5 milioni di mc di cemento amianto da smaltire, stima 2011 ed uno smaltimento annuo di 200mila t/anno circa, quasi integralmente avviato in discariche in Germania.)
Vi sono dai 20mila ai 30mila casi all’anno nell’Unione Europea di malattie legate all’amianto (dati Organizzazione Mondiale della Sanità) e non abbiamo ancora raggiunto il picco di mortalità.
In Italia vi sono più di 1300 casi di mesotelioma all’anno, vi sono 34mila siti contaminati da amianto di cui 380 molto rischiosi (fonte Piano nazionale amianto).
La Polonia è l’unico paese dell’Unione Europea ad aver adottato finora un piano di azione per un paese senza amianto.
E’ chiaro che siamo di fronte ad un’emergenza nazionale, nonostante ciò lo smaltimento dell’amianto è un problema altamente sottovalutato e viene affrontato seguendo  le logiche di mercato invece di soddisfare il bisogno di salute e considerare l’impatto ambientale globale. Non si vogliono investire soldi sufficienti per eliminare uno dei più temibili cancerogeni e per ora costituisce solo l'ennesima fonte di arricchimento per pochi privati. E' il solito ritornello: profitto per pochi a scapito della salute di molti.
Noi vogliamo che l’amianto sia smaltito seguendo i principi di precauzione, prevenzione, sostenibilità e proporzionalità, senza creare pregiudizio all’acqua ed al suolo ed usando le migliori tecnologie disponibili
 
Noi riteniamo che la proposta di Piano nazionale amianto (aprile 2013) del ministro della sanità  Balduzzi è ancora insufficiente e scandalosamente carente per quanto riguarda lo smaltimento corretto.
Emerge anche una totale assenza di scelte prioritarie: ad esempio sulle priorità da dare agli investimenti pubblici in materia di cosa smaltire prima e come. La questione dei tetti di eternit , che viene riportata dai giornali (di solito poco e malamente informati), NON è quella prioritaria, in quanto le superfici dei tetti, se non hanno evidenti problemi di cedimenti, possono essere facilmente messe in sicurezza e ivi rimanere senza fare danni alla salute in attesa di essere sostituite una volta messi in funzione gli impianti di smaltimento adeguati. Dobbiamo, al contrario, eliminare subito tutto l’amianto presente nelle SCUOLE (soprattutto per l’amianto friabile, il linoleum e i pannelli), le CASERME, le STAZIONI FERROVIARIE, le NAVI, TANTI VAGONI DI TRENI, IMPIANTI INDUSTRIALI (quelli che lavorano, non solo quelli dismessi), LE AREE EX INDUSTRIALI, I POLIGONI DI TIRO, LE CAVE ED EX CAVE DI PIETRE VERDI.
Ricordiamo che la Corte europea di giustizia nella sua sentenza del 26 aprile 2007 ha condannato l’Italia perché non ha adottato tutti i provvedimenti necessari per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente
 
La questione del tipo di smaltimento è stata dibattuta vent’anni fa e il CNR ha prodotto documenti e studi, pagati dal Ministero della Sanità, che dimostravano che i trattamenti termici, chimici o meccanochimici potevano risolvere in modo definitivo la questione (vedi Audizione alla commissione bicamerale sui rifiuti di Anna Marabini, coordinatore della commissione di studio del CNR sull'amianto, e di Paolo Plescia, componente della stessa commissione
Da allora tutto è fermo per una precisa volontà e scelta politica di privilegiare il sistema delle discariche per favorire le lobbies dei cavatori.
Chi afferma che i metodi alternativi alla discarica sono sistemi innovativi da valutare e sperimentare in futuro in attesa di evidenze scientifiche non vuole in realtà risolvere il problema dello smaltimento, ma solo rimandarlo. Noi affermiamo che non si può più aspettare, che i tempi sono maturi per cercare di scegliere ORA e SUBITO le migliori tecnologie per lo smaltimento dell’amianto. 
La risoluzione del 14 marzo 2013 è un importante atto del Parlamento Europeo a favore della ricerca dei metodi migliori per lo smaltimento del rifiuto amianto e dà ragione a 'cittadini contro l'amianto', perché afferma testualmente e con precisione quanto noi sosteniamo da tempo: "il conferimento dei rifiuti di amianto in discarica non è più il sistema più sicuro per eliminare definitivamente il rilascio di fibre di amianto nell'ambiente (in particolare nell'aria e nelle acque di falda). La realizzazione di discariche di rifiuti di amianto è una soluzione solo provvisoria del problema, essendo la fibra di amianto pressoché indistruttibile nel tempo, poiché sarebbe lasciata alle future generazioni. Pertanto risulta di gran lunga preferibile optare per impianti di inertizzazione dell'amianto."
La risoluzione continua sottolineando che devono altresì essere adottate misure – con il consenso dei cittadini interessati – volte a promuovere e sostenere tanto la ricerca nell'ambito delle alternative ecocompatibili, quanto le tecnologie che se ne avvalgono, nonché a garantire procedimenti quali l'inertizzazione dei rifiuti contenenti amianto, ai fini dell'inattivazione delle fibre e della loro conversione in materiali che non mettono a repentaglio la salute pubblica.
E’ per questo che noi chiediamo che venga subito costituito un gruppo di esperti super partes che certifichi le migliori tecnologie disponibili per lo smaltimento dell’amianto, fermo restando l’obbligo di informazione nei confronti della popolazione interessata
 


Cittadini contro l'amianto

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