lunedì 24 giugno 2013

Comunicato della riunione di Partiti ed Organizzazioni Marxisti-Leninisti d'Europa

Comunicato della riunione di Partiti ed Organizzazioni Marxisti-Leninisti
d'Europa

La crisi del sistema capitalista si è ulteriormente aggravata a livello
mondiale e in Europa prende sempre più la forma di recessione. Allo stesso
tempo, il rifiuto della politica di austerità non è mai stato così forte e
massiccio: decine di milioni di lavoratori, uomini e donne, si lanciano nelle
strade di tutte le capitali europee.

La politica di austerità imposta dappertutto, invece di "risolvere la crisi",
come pretendono di far credere i governi neoliberisti e social-liberisti,
l'approfondisce. Questa politica acuisce la recessione nei paesi più colpiti
dalla crisi e comincia ad avere conseguenze nei paesi che si sono approfittati
della crisi degli altri, come è il caso dell'imperialismo tedesco. Questa
politica fa crescere il debito pubblico ed accresce le disuguaglianze
economiche, rafforza lo sviluppo disuguale e la concorrenza tra i paesi
dell'Unione Europea (UE).
Si tratta di un circolo vizioso che i lavoratori ed i popoli devono spezzare
se non vogliono essere trascinati in una spirale che li riporterà in
situazioni che ricordano quelle del 19° secolo.
Il fiscal compact firmato da Merkel e Sarkozy, è stato accettato tale e quale
praticamente dalla totalità dei governi dell'UE. È un patto che combina la
politica di austerità e l’intensificazione della "competitività", che
chiaramente significa maggiore flessibilità, maggiore facilità di licenziare e
una riduzione brutale e pesante dei salari, che sono presentati come "costi".
Noi diciamo che non è il lavoro ad essere un "costo", ma è il capitale ad
essere sempre più insopportabile per i lavoratori ed i popoli.
I dirigenti delle principali potenze imperialista europee, a cominciare da
Merkel e Hollande, pretendono di imporre un "governo europeo", vero e proprio
Stato maggiore dell'oligarchia finanziaria. Con ciò mirano a rafforzare il
potere economico e politico dell'oligarchia e a trasformare le istituzioni
elettive degli Stati – specialmente i parlamenti, ma anche le istituzioni
regionali e locali - in semplici cinghie di trasmissione della loro politica.
Approfittando della crisi che ha colpito Cipro, i dirigenti europei hanno
cominciato una nuova tappa, pretendendo di tassare e far pagare i piccoli
risparmiatori. Si tratta di un messaggio, di una minaccia ai popoli: domani i
vostri risparmi saranno confiscati dal capitale.

Tutto ciò mette in luce il vero obiettivo: sfruttare al massimo la classe
operaia, liquidare i meccanismi di protezione sociale, indebolire la capacità
di lotta dei lavoratori, trasferire una parte sempre maggiore della ricchezza
creata all'oligarchia, ai proprietari del capitale, a quella minoranza che
vive sulle spalle dei lavoratori e dei popoli. Mentre la povertà assume
proporzioni mai viste, mentre la fame è una piaga che colpisce milioni di
donne, di uomini, di bambini, l'oligarchia ostenta la sua ricchezza e vive in
un lusso sfacciato.

Austerità fa rima con autoritarismo

Questa violenta offensiva del capitale è portata avanti con inaudita brutalità
e calpesta i diritti democratici. L'austerità va di pari passo con
l'autoritarismo. I governi sono installati dalla Troika (UE, BCE, FMI), alcuni
Stati, come la Grecia, sono messi sotto tutela, obbligati a presentare
regolarmente i loro conti davanti a “commissioni di esperti” diretti dalla
stessa Troika.
Il movimento operaio e sindacale è il bersaglio principale degli attacchi del
capitale. In diversi paesi viene criminalizzata la protesta sociale e vengono
imposti limiti alla pratica dei diritti sindacali. I settori combattivi dei
lavoratori ed i militanti che si oppongono alla collaborazione di classe sono
espulsi dai sindacati da dirigenti che attuano questa collaborazione.
Allo stesso tempo i governi e il padronato portano avanti un'intensa campagna
per delegittimare il sindacato. Costoro approfittano della crisi, dell'elevato
numero dei disoccupati, etc., per fare pressione sui lavoratori affinché non
si iscrivano ai sindacati, sebbene ciò sia un diritto fondamentale contenuto
nelle costituzioni di tutti gli Stati dell'UE. Le lavoratrici e i lavoratori
migranti soffrono particolarmente questa politica repressiva. I gruppi
razzisti e fascisti li accusano e li attaccano. Fuggiti dai loro paesi a causa
della miseria e della guerra, di cui sono responsabili le potenze
imperialiste, specialmente in Africa, i migranti subiscono il super-
sfruttamento ed il razzismo.
In numerosi paesi il movimento progressista, il movimento politico e quello
sindacale, si mobilitano e lottano affinché le donne e gli uomini migranti
abbiano gli stessi diritti dei loro fratelli di classe.

In diversi paesi dell'UE i gruppi e i partiti razzisti e fascisti diffondono
le loro idee che sono amplificate dai grandi mezzi di informazione, i quali
puntano apertamente a influenzare vasti settori delle masse popolari. Alla
tradizionale demagogia dell'estrema destra xenofoba e razzista, si aggiunge
oggi una pericolosa demagogia populista che mescola propositi "sociali" a un
forsennato nazionalismo. Tutti costoro fanno leva sul malcontento delle masse
e sul profondo rifiuto dei partiti, sia quelli di destra, sia quelli che si
dicono di sinistra, che applicano la politica di austerità.

La crisi acutizza le contraddizioni tra le potenze imperialista ed i blocchi
imperialisti

Il problema del controllo delle fonti energetiche, delle materie prime, delle
zone strategiche e dei mercati, è la causa profonda delle guerre di
aggressione e degli interventi militari delle potenze imperialiste. Dopo la
Libia, il suo petrolio e le sue ricchezze, è il Mali che adesso subisce la
politica di guerra. L'imperialismo francese e quello britannico sono state le
forze più coinvolte nella guerra alla Libia, mentre è l'imperialismo francese
quello che ha lanciato la guerra in Mali. In entrambi i casi hanno fatto
appello ai loro alleati europei e dell'UE chiedendo supporto in tali azioni
reazionarie. Allo stesso tempo, si mantengono truppe in Afghanistan e altri
paesi sono nel mirino delle potenze imperialiste, particolarmente la Siria.
L'imperialismo statunitense ed il suo braccio armato, la NATO, fanno pressione
sugli alleati europei affinché si facciano carico, sempre di più, della
componente "europea" della NATO, e si impegnino ancor più a livello
finanziario e militare. La lotta in ogni paese per uscire dalla NATO e per la
sua dissoluzione è di stringente attualità.
I popoli d'Europa non hanno nulla da guadagnare da questa politica bellicista
al servizio esclusivo degli interessi dell'oligarchia finanziaria.
A essi interessa invece sviluppare concretamente i legami di solidarietà coi
popoli che soffrono il saccheggio e la dominazione delle potenze imperialista
europee, specialmente i popoli dell'Africa, per lottare uniti contro il
sistema di oppressione e sfruttamento.

Il nostro campo è quello dei lavoratori e dei popoli

L'aspirazione a lottare uniti contro la politica di austerità, contro i diktat
della Troika, cresce. La questione di far convergere queste lotte e sviluppare
la solidarietà al di là le frontiere, è più che mai all’ordine del giorno.
In molti paesi il rifiuto della politica di austerità, si combina con quello
della Troika, dell'euro e dell'UE. I sostenitori dell’Europa della reazione e
del capitale si preoccupano di fronte a tale protesta e cercano di evitarla
attraverso le posizioni reazionarie sostenute dai partiti e dalle
organizzazioni fasciste e nazionaliste, che non mettono in discussione il
sistema capitalista, ma dividono i popoli e li aizzano gli uni contro gli
altri.
Le forze riformiste rispondono alle proteste con un patetico ed illusorio
appello per una "Europa sociale" che non corrisponde per nulla alla realtà.
Noi proclamiamo che i popoli hanno il diritto a uscire dall'euro così come
dall'UE. D’altronde, è risaputo che non tutti i paesi europei appartengono
all’eurozona.
Assieme alle forze progressiste che difendono quella posizione, affermiamo che
questo è un problema legato alla questione della difesa della sovranità
popolare e inscriviamo questa battaglia nella lotta contro la politica di
austerità imposta dall'UE.
Affermiamo che se un popolo decide ed impone di uscire dall'euro, noi saremo
solidali con la lotta che dovrà portare avanti contro l'offensiva
dell'oligarchia, che farà tutto il possibile per fargli pagare tale decisione.
In ogni caso, difendiamo la parola d’ordine del rifiuto di pagare il debito,
che sia espresso in euro o in qualunque altra moneta.

L'ampiezza della resistenza operaia e popolare, che è chiamata a svilupparsi
ancora, pone il problema dello sbocco politico da offrire alla ascesa della
lotta di classe. La classe operaia è all'avanguardia in questa battaglia ed
ampi settori delle masse lavoratrici, delle città e della campagna, si
ritrovano assieme nelle piazze, nelle manifestazioni.
La questione dell'unità della classe operaia e dell'unità di tutti gli strati
popolari, è fondamentale per sviluppare una politica di fronte che già vede
espressioni concrete in diversi paesi.
I nostri Partiti ed Organizzazioni chiamano a sviluppare dovunque questa
politica, e la inseriscono nella prospettiva della trasformazione
rivoluzionaria della società e dello sviluppo della solidarietà
internazionalista.

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Solidarietà con le proteste dei popoli della Turchia!

Pieni di indignazione vediamo come il governo turco cerca di reprimere con
brutale violenza la protesta dei popoli della Turchia.
Pieni di ammirazione vediamo come i popoli della Turchia non si fanno
intimidire e di fronte all'oppressione, all'arbitrio, al soggiogamento
reazionario della vita quotidiana della società da parte del governo e del
terrore poliziesco, intensificano la loro lotta per i diritti e le libertà
democratiche. Noi salutiamo questa resistenza e ci dichiariamo solidali con le
sue rivendicazioni.
A Istanbul il governo turco vuol distruggere, nell'interesse del capitale, il
Parco Gezi per aprire uno spazio in cui insediare un mega-progetto edilizio.
E' stato questo il motivo che ha sviluppato in Turchia, prima di tutto e
fondamentalmente da parte della gioventù, un ampio movimento di resistenza. Ma
il movimento va molto al di là dell'occasione e si rivolge contro il governo
reazionario dell'AKP e di Erdogan! Da lungo tempo esso scatena la rabbia di
larghe masse contro questo governo.
Con la sua brutale violenza poliziesca il governo del presidente Erdogan
rivela di essere una dittatura antipopolare nell'interesse dei monopoli. E'
dunque giustificato che i dimostranti chiedano la sua caduta, la libertà e la
democrazia.
Da molti anni il governo turco, che era prima esaltato come un modello di
liberaldemocrazia per i paesi islamici della regione, riceve l'appoggio
dell'UE e degli Stati imperialistici europei per la sua politica reazionaria.
Adesso, in considerazione dell'ampia rivolta popolare, i paesi imperialistici
europei prendono ipocritamente le distanze con le loro dichiarazioni sulla
violenza poliziesca. Erdogan respinge pubblicamente questa ipocrita critica al
suo governo affermando che le proteste sarebbero ordite da Stati stranieri.
Noi dichiariamo che questa affermazione del governo Erdogan non è soltanto
bassamente demagogica, ma è anche un segno che esso non crede che il suo
popolo sia capace di lottare per i diritti e le libertà democratiche.
Neppure è accettabile la tesi governativa secondo cui analoghe violenze
poliziesche sono poste in atto anche dai paesi occidentali. Questa verità non
può costituire in alcun modo una giustificazione per le rappresaglie. Ciò, se
rivela, da un lato, che il governo Erdogan prende a modello le pratiche
antidemocratiche degli Stati occidentali, dimostra, dall'altro, che i diritti
e le libertà democratiche non possono essere ottenuti con un'adesione all'UE,
ma soltanto con la lotta popolare.
In tutta Europa vi sono progetti simili: in Italia, la TAV, che ha suscitato
un'ampia resistenza in Val di Susa; in Germania a Stoccarda, dove da più di
tre anni la popolazione sta conducendo un'ampia opposizione contro la
costruzione di una Stazione ferroviaria sotterranea del costo di oltre 6,8
miliardi di euro, che ha una capacità pari alla metà di quella della vecchia
stazione ferroviaria; a Berlino, dove alcuni miliardi di euro sono stati
investiti in un grande aeroporto che non funziona; in Francia, dove la
popolazione contrasta attivamente l'aeroporto di Notre Dame des Landes, ecc.
Essi sono tutti, in un periodo di tagli e di politiche restrittive,
enormemente costosi, non hanno alcuna utilità per la classe operaia e per il
popolo, ma da essi devono essere pagati. Inoltre, distruggono la natura e
l'ambiente. Servono soltanto alle banche, ai grandi gruppi delle costruzioni
edilizie e agli speculatori immobiliari. Tutti questi progetti vengono imposti
con la violenza e la demagogia contro la resistenza popolare.
Noi diamo il nostro appoggio a tutte queste lotte e solidarizziamo con esse.
Appoggiamo in questi movimenti tutte le tendenze, affinché la lotta possa
andare anche al di là dei confini nazionali e sia condotta non in modo
ristretto, ma in una prospettiva politica per la liberà e la democrazia,
contro il capitale e per un'altra società.
Nell'attuale situazione, chiamiamo a solidarizzare con la lotta dei popoli
della Turchia e ad appoggiarne le forze nella loro battaglia per la libertà e
i diritti democratici.

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Messaggio di solidarietà

I Partiti e le Organizzazioni Marxisti-Leninisti d'Europa esprimono
solidarietà a Mery Zamora, vicedirettrice nazionale del Movimento Popolare
Democratico (MPD) dell'Ecuador ed ex presidentessa dell'Unione Nazionale degli
Insegnati (UNE), condannata ad otto anni di carcere per "sabotaggio e
terrorismo".
Il giudizio celebrato su richiesta del governo del signor Correa, è stato un
vero e proprio giudizio farsa, senza garanzie costituzionali, né rispetto dei
diritti umani.
Nessuna prova giustifica questa brutale condanna. Il governo del signor Correa
ha bisogno di colpire i militanti di sinistra che rivendicano misure sociali a
favore dei popoli, e non hanno paura di denunciare gli arbitri del governo
ecuadoriano; ha bisogno di zittire le voci critiche.
Manifestiamo la nostra solidarietà con Mery Zamora e tutti i militanti
popolari,
indigeni, rivoluzionari e comunisti prigionieri politici in Ecuador. Non sono
terroristi, ma combattenti per la libertà e la dignità dei popoli.
Come ha dichiarato Mery Zamora: "Correa pretende di piegarmi, di spaventarmi,
ma non sa che le donne di sinistra, oneste e con una ferma convinzione, non si
vendono e non s'arrendono".
Solidali con Mery Zamora, esigiamo la sua libertà immediata!

Germania, giugno 2013

Organizzazione per la costruzione del Partito comunista degli operai di
Germania (Arbeit Zukunft)
Partito Comunista degli Operai di Danimarca (APK)
Partito Comunista di Spagna (m-l)
Partito Comunista degli Operai di Francia (PCOF)
Piattaforma Comunista, Italia
Movimento per la riorganizzazione del KKE (1918-1955), Grecia
Partito Comunista Rivoluzionario di Turchia (TDKP)

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